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Don Bosco sulle orme di Magellano


ROMA. Un libro particolare, genere alquanto ibrido: un po’ saggio, un po’ diario, un po’ resoconto di viaggio; ricco di notizie di storia, geografia, letteratura, spiritualità; costellato di divagazioni sorprendenti, citazioni epistolari vere, surreali sequenze fantastiche; punteggiato di archetipi nella letteratura mondiale e significative convergenze su testi distanti nel tempo. S’intitola “Magellano e don Bosco intorno al mondo” e l’ha scritto Nicola Bottiglieri, ispanista eclettico dalla buona penna.

Libro insolito sì. Soprattutto accorgendoci, all'apertura di questa pagine, che poggiano sulla fragile premessa di due viaggi tanto diversi qui accostati. E cioè la straordinaria «peregrinatio» delle reliquie del santo piemontese attraverso tutti i continenti (per l’esattezza 23 Paesi americani, 24 europei, 29 africani, 16 asiatici e il continente australiano, Paesi musulmani compresi) pochi anni fa fra il 2009 e il 2014 e, la prima circumnavigazione del mondo, fra il 1519 e il 1522, iniziata cinque secoli fa dal primo esploratore a partire dall'Europa verso Ovest diretto in Asia, il portoghese Ferdinando Magellano che vi perse la vita.

Un apparentamento strano, abbiamo appena detto. Però, per chi non conosce questo autore (di saggi, testi di narrativa, documentari), da sempre immerso nella letteratura odeporica: fra viaggi veri, reali, ma pure immaginari, onirici, ed affascinato dalle figure di grandi nocchieri approdati ai porti di tanti mari, come pure da quelle di grandi missionari che si sono trovati a seguirne le rotte. Certo i primi in viaggio a servizio di questa o quella corona soprattutto a cercare spezie e oro, i secondi a evangelizzare lontani popoli pagani. Anche se, a ben vedere – e qui lo ricorda nella postfazione don Francesco Motto, già direttore dell’Istituto Storico Salesiano e attuale presidente dell’Associazione Cultori di Storia Salesiana - «sia il santo piemontese che lo sperimentato marinaio lusitano condividevano la volontà di civilizar e cristianizar i luoghi della terra: il primo in particolare estendendo il Regno di Dio in obbedienza al comando evangelico, il secondo estendendo la sovranità spagnola, entrambi “esportando” modelli della civiltà europea».

Nel volume questi due argomenti si saldano con l’intervento diretto dell’autore che li annoda attorno ad un viaggio tutto suo, mentre scava nella memoria dei luoghi, intreccia la storia del XVI secolo e quella del XIX e XX, evidenzia la presenza salesiana nei luoghi dell’approdo delle navi di Magellano lungo quarantaquattromila miglia (con costi umani drammatici). Ovvero proprio quei luoghi che i due avevano immaginato prima di conoscere, che Magellano aveva visto a Lisbona su una carta dov'era disegnato uno Stretto mai visto, ma che doveva esistere. Quei luoghi, ancora, che don Bosco avrebbe sognato da vivo e dove aveva mandato i suoi missionari: «Gli unici stranieri che si sono fermati», come racconta un cameriere all'autore che ritroviamo in un bar di San Julian, fra Puerto Deseado e Santa Cruz, dopo averlo seguito dalla chiesa di San Giovanni Bosco a Cinecittà al bar di piazzale Magellano a Ostia, quindi dalla casa vicentina di Pigafetta ad una residenza del suo comandante a Valladolid, sino in Patagonia.

E, a proposito di case ecco la trascrizione di uno scambio di battute fra l’autore e il direttore di una casa salesiana a Río Gallegos, conversazione datata maggio 2018 che, sorvolando su una distanza di quattro secoli, rende ragione di improbabili trame narrative: «Che bellezza se a bordo della nave di Magellano ci fosse stato come cappellano don Bosco dice a cena il direttore della Casa, che ha un nome tedesco. Ma è proprio quello che sto cercando. Magellano e don Bosco in Patagonia. Davvero? Del resto, cosa è la Patagonia senza don Bosco… E senza Magellano?».

Un apparentamento che si spinge, parecchie pagine più in là nel libro, a far balenare nella fantasia dell’autore una irreale sequenza con Don Bosco, sulla spiaggia che si china sul corpo massacrato di Magellano, caduto con la faccia nell'acqua, a fatica lo gira, orientando il suo capo verso il cielo, e con il Capitano che dice parole sconnesse mentre don Bosco gli dà l’estrema unzione. E continua Bottiglieri: «Poi, attende che l’anima gli esca dal corpo attraverso le numerose ferite di cui è cosparso, la prende per mano e il santo ed il Capitano volano verso il paradiso, ad attendere i compagni che verranno uccisi nei giorni seguenti mentre sono a tavola».

Prima di questo addio immaginato sono però altri luoghi, fatti, personaggi, custodi di memorie da non dimenticare, ad essere riportati al lettore mentre si ricostruisce il mosaico dell’azione dei pionieri salesiani, a San Julian o Rio Gallegos, Rio Grande, Ushuaia, Punta Arenas, Puerto Natales, il lago Fagnano ed altre località dove è tutt'oggi evidente la loro impronta su parecchi luoghi e più generazioni. Ma non è tutto. E infatti non solo della Patagonia, dello Stretto di Magellano o delle Filippine parla questo libro, che apre pure una grande finestra dove vediamo la Cina vicina e lontana, la Cina di Pigafetta e quella dei missionari salesiani.

«Lo stesso don Bosco, affamato di orizzonti come Magellano, sa che l’espressione “spargere” il Vangelo sulla terra ha senso solo se si entra nel vasto giacimento spirituale dell’oriente, da trovare sotto il mare, sotto le montagne, in mezzo ai boschi dell’immenso, misterioso paese che è la Cina», scrive Bottiglieri. E aggiunge: «Il sogno sulla Cina sembra il punto d’arrivo di un percorso iniziato moltissimi anni prima, quando aveva nove anni e viveva nella cascina dei Becchi, una casa di mattoni, al piano inferiore cucina e stalla, al piano superiore stanze per dormire. Un ricovero per chi deve passare tutto il giorno nei campi e usava questi ambienti per gli animali e come luogo d’accoglienza dopo il lavoro per dormire, mangiare, riposarsi».

Da qui lo sguardo del futuro santo arriverà lontano: «Il suo cuore non si smarrì di fronte alla fosca totalità del mondo, la forza dei sogni era tale che poteva guardare oltre le montagne, i boschi, le nevi e gli orizzonti, attraversando strade, mari, fiumi fino ad arrivare agli antichi ponti di Pechino. Cosa rappresentava Pechino, la porta dell’oriente? Possiamo dire che Pechino fu per don Bosco, quello che era stata la città di Roma per San Paolo. Il luogo del martirio ma anche quello dove sarebbe stato più proficuo spargere il Vangelo…».

Seguendo il diario di Pigafetta e i sogni missionari di don Bosco, e mettendoci del suo, l’autore si muove attraverso scritti che sono accomunati dall'essere quasi sempre «luoghi». «Sono carte geografiche fatte di lettere e parole, non meno valide di quelle costruite con immagini, perché la funzione della carta geografica non è solo quella di guidare il viaggiatore, ma anche di aiutare a immaginare/riconoscere un territorio», afferma convinto il salesiano don Motto nella postfazione. Senza dimenticare, e torniamo là dove eravamo partiti, che il rapporto di don Bosco con la geografia va oltre il suo secolo e arriva fino a noi, con la presenza, attraverso la «peregrinatio» delle sue reliquie, nei luoghi dove aveva mandato tanti dei suoi Figli, sulle orme di Magellano, ad aiutare gli ultimi nelle periferie del mondo.

Ed in questa parola forse sta larga parte dell’eredità meno visibile, non solo del santo, ma pure dell’esploratore. Cinque anni fa Papa Francesco, intervistato da “La Carcova news”, rivista di una bidonville argentina, tra l’altro disse: «Nella misura in cui usciamo dal centro e ci allontaniamo da esso, scopriamo più cose e, quando guardiamo al centro da queste nuove cose che abbiamo scoperto, da nuovi posti, da queste periferie, vediamo che la realtà è diversa. Una cosa è osservare la realtà dal centro e un’altra è guardarla dall'ultimo posto dove tu sei arrivato». E con un esempio calzante che si lega al navigatore continuava: «L’Europa vista da Madrid nel XVI secolo era una cosa, però quando Magellano arriva alla fine del continente americano, guarda all'Europa dal nuovo punto raggiunto e capisce un’altra cosa. La realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro…».

“Magellano e don Bosco intorno al mondo. La memoria dei luoghi”, di Nicola Bottiglieri - Elledici, 224 pp. 14€


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